BITTER SWEET CHISTMAS

It’s a gift

di Jojo.78


Prefazione

Chi ha già letto i miei precedenti racconti presenti su questo Forum, forse sa già che, per quanto riguarda i personaggi di Cyborg 009, lascio agli altri bravissimi scrittori immaginarli in situazioni serie e più legate al loro tradizionale ruolo drammatico ed avventuroso, cosa che tutti fanno con grande bravura ed inventiva, donandoci delle fanfiction che poi hanno anche un apprezzabile successo nel web, tra i fan dei nostri eroi sparsi per il mondo … è innegabile che alcuni nuovi iscritti si siano avvicinati al Forum anche grazie alle fanfiction su di essi e, di conseguenza, i post che vanno ultimamente per la maggiore sono proprio quelli di presentazione dei vari autori, che lì ricevono complimenti e commenti sulle loro ultime storie.

La mia caratteristica, ahimè, è tuttavia l’ironia, ereditata dal D.N.A. paterno senza dubbio e innata anche nel mio sangue materno partenopeo D.O.C., che mi porta a preferire per le mie opere “pubbliche” situazioni che vedono, invece, i Cyborg 009 in situazioni comiche e legate in modo chiaro alla vita reale, spesso quella vissuta da me in prima persona, con tutte le sue sfumature tragicomiche che, comunque, io traggo ogni giorno anche da semplici episodi, quali ad esempio il traffico delle strade che circondano la mia città.

Il genere “commedia”, da me assorbito dal teatro di Eduardo Scarpetta e Eduardo De Filippo e dai film di Totò, è cresciuto con me e con la tradizione della mia famiglia, dove la “napoletanità” era vissuta in modo molto forte, giacché dovevamo vivere lontani da Napoli per via del lavoro di mio padre e per questo sempre un po’ “estranei” nella città che ci aveva ospitati, non lontana da Napoli, ma molto diversa nel dialetto e in genere in molte tradizioni che da bambina io ignoravo del tutto.

Le situazioni comiche di Totò e quelle più complesse del teatro di Eduardo Scarpetta e di Eduardo De Filippo hanno, perciò, tracciato la mia intera esistenza, trasmettendomi anche i modi di fare e di pensare della mia Napoli e una passione per il genere “commedia” che, con l’età matura, ho potuto approfondire grazie ad Internet.

Vi sto raccontando questo, per spiegare la presenza di alcuni “spunti” tratti da suddette commedie teatrali e cinematografiche che troverete qua e là in questa mia ultima storia, che poi vi spiegherò a fine opera e vi spiegherò anche la presenza di alcune parole e particolarità che fanno parte anch’esse della mia vita, un modo per ridere con i Cyborg della tragica realtà che mi circonda!!!
Troverete anche “citata” un’altra amica del Forum, eletta a “mammina” di Françoise 003, quanto io mi sono eletta a “mammà” di Joe 009, in una paradossale situazione di parentela più o meno pacifica, del tutto fantasiosa e, se mi permettete, innovativa!

Chiedo scusa, comunque, a chi preferisce i nostri eroi in situazioni più consone alla loro tradizione: non intendo offendere la sensibilità di nessuno, è solo un esperimento che mi piace condividere con voi, dato che adoro suscitare un po’ di buon umore negli altri, ora che di sorrisi ce n’è tanto bisogno e, dunque, questa storia è sì una commedia tragi-comica-assurda, ma è anche una sottile riflessione su ciò che sta accadendo intorno a noi, questa lotta di odio tra razze che il maestro Ishinomori ha tentato di combattere tramite Cyborg 009.

Totò, Eduardo De Filippo, Scarpetta, ma anche De Crescenzo e Troisi, nonché l’inossidabile “Fantozzi” e i suoi racconti spesso esagerati nati dalla mente di Paolo Villaggio, che non è napoletano ma che ha lavorato spesso con attori partenopei come Gigi Reder ( il ragionier Filini ) e Giuseppe Anatrelli ( il geometra Calboni ), mi hanno dato molti spunti e devo ringraziare, infine, anche i suggerimenti di Nicoletta, Ellen 80 ( la “donna Elena” della mia storia ) e tutte le altre amiche del Forum, tra le quali, Giusy Cyborg, domy.74, Torakiki_79 e pia :) che mi hanno dato altri utilissimi suggerimenti, anche se non ho potuto introdurli proprio tutti in questa storia, ma lo farò di certo nelle prossime!

Concludo con il citare un’altra opera che in fondo un po’ si è insinuata inaspettatamente nella mia mente mentre scrivevo, ovvero “A Christmas Carol” di Charles Dickens, altro autore che da bambina amavo particolarmente: un pizzico della sua influenza si può percepire tra le righe della mia storia e ammetto che mi è piaciuto molto ritrovarla tra le mie idee, io che nei confronti del Natale sono sempre un po’ burbera e brontolona come l’Ebenezer Scrooge dell’autore inglese.

Finita questa lunga premessa, auguro a tutti buon divertimento e un buon Natale e felice anno nuovo!

Jojo.78

Bitter Sweet Christmas
di
Jojo.78


Joe aprì lentamente gli occhi baciati dal tenue sole di fine autunno, le piogge aggressive cadute qualche settimana prima se l’era portate via un’alta pressione che i meteorologi continuavano a definire “anomala”, ma tanto per loro tutto era anomalo; alla fine non era poi chiaro cosa potesse essere normale, dato che secondo loro il caldo eccessivo ad Agosto era sempre “fuori stagione”, così come lo era la neve a Gennaio e la bomba atomica sganciata sulla casa dell’ex di sua madre … no no, questo non c’entra!
Mancavano pochi giorni al Natale, già da settimane tutte le strade erano addobbate a festa, alla faccia della crisi e poi, c’erano le famigerate bancarelle dove trovare alberi di plastica, pastori per il Presepe e ornamenti vari a prezzi convenienti; accanto ad una di quelle, da giorni era sorto il chiosco del furbo Chang, che aveva approfittato dell’occasione per vendere tradizionali piatti della cucina cinese, a base di aglio misto, il cui odore era percepibile a più di 40 km di distanza.
I suoi affari andavano, tuttavia, molto bene, poiché era la moda del momento e poi, intere popolazioni di cinesi abitavano ormai in tutta la regione e ogni giorno flotte di omini con gli occhi a mandorla raggiungevano il chiosco di Chang su autobus alti tre piani, puntualmente seguiti da pattuglie della Guardia di Finanza e da agenti dell’Ufficio Immigrazione Europeo, i quali, sistematicamente, si fermavano anche loro sul posto per comprare ornamenti natalizi e gustare i piatti di Chang, rendendo poi l’aria irrespirabile per via dell’aglio ingerito.
Joe sospirò pensieroso, riflettendo sull’evidenza che qualunque attività intrapresa da Chang andava sempre a buon fine, anche quando si era messo a vendere granite a Ferragosto sulle spiagge romagnole!
Arrivava con la soluzione giusta al momento giusto … era questo il suo segreto (così Joe scoprì l’acqua calda!).
L’orologio sulla parete della stanza segnava le 6:00 del mattino, fuori albeggiava, o almeno così sembrava e già numerose auto circolavano leste per la strada sottostante, annunciando un’altra frenetica giornata, che probabilmente sarebbe salita di tono col passare delle ore, dato il Natale alle porte e lì si sa che, senza un chiaro motivo, la mente delle persone impazzisce nella furia di organizzare la festa in anticipo, così da accaparrarsi le migliori decorazioni, i panettoni al miglior prezzo e quei segnaposti a forma di renna che avrebbero fatto schiattare di invidia la vicina della suocera della zia Assunta, deceduta comunque nel lontano 1980, durante il terremoto.
Che bello, il sole!”, pensò Joe sollevandosi a sedere sul letto, intanto che alle narici gli arrivava tenue il profumo del caffè, che sua madre aveva già preparato nella vecchia caffettiera grande almeno 6 tazzine e mezzo ( caffettiera che esiste davvero! ), la quale nemmeno faceva un buon caffè, ma che aveva il dono di produrne una quantità tale da servire per ogni uso, cappuccini e torte comprese, ammesso che di torte ancora ce ne sarebbero state in quella casa: sua madre era perennemente a dieta!

  • Mamma! –   chiamò il giovane aspettandosi di sentire la voce della donna provenire dalla cucina, ma ci fu solo silenzio, probabilmente era già uscita, per arrivare al porto ci voleva tempo e gli autobus si doveva prenderli al volo o a pistolettate, se necessario

Okay, era dunque solo, pensò Joe scendendo dal letto, non era poi una novità e non era poi un dispiacere, lui solo lo era sempre stato, tuttavia, un pizzico di follia poi afferra sempre, “l’uomo è un animale sociale”, frase banale quanto vera, anche se lui un uomo non lo era … era un mezzo robot, meglio questa definizione che il contrario di essa, ovvero, “mezzo uomo” che poi si prestava ad altre conclusioni e cavolo, Tamara, Mayumi, Katherina ( o Katharina … chiamaiamola Kate, va’!!! ) e tutte le altre donzelle che lo avevano amato, potevano dimostrare ampiamente che lui era un uomo totale, pensò, controllandosi attento il ciuffo biondo, ora un po’ spettinato, nello specchio che teneva sempre sul comodino insieme ad un barattolo di crema per il viso “Oil of Olaz”.
Scese dal letto, fece qualche passo, afferrò poi il cellulare, sua madre glielo aveva regalato per festeggiare l’ultimo guadagno ricavato dalla vendita di candele natalizie di contrabbando … ah sua madre, diceva di odiare il Natale, poi si procurava tutte le volte qualche decorazione che pensava di esibire distrattamente durante le feste, dando il debole segnale che poi anche lei custodiva in sé l’antica emozione di quel periodo, unico barlume di felicità in una stagione deprimente come l’inverno!
Natale del consumismo, Natale delle frasi fatte, dell’ipocrisia, dei pranzi spreconi, dei regali inutili, della rabbia alle file per le casse dei supermercati, il Natale delle critiche alla tavola della cognata o alle pietanze preparate dalla suocera, al regalo del marito di ritorno da un viaggio di lavoro, che magari trova all’ultimo minuto un vecchio CD nell’autogrill dell’A1 da regalare alla moglie, che si offende, ma che al contempo, comunque, non ha nulla da donargli in cambio(1), insomma, il Natale che del Presepe e del suo vero significato si dimentica ogni volta ed allora diventa una festa godereccia al pari del Ferragosto.
Ma non era per tutto questo che sua madre preferiva nascondere candele rosse e pacchetti, piuttosto che ammettere di sentire anche lei, solo un po’ dentro l’anima, la magia del Natale vero: erano i ricordi che riaccendevano qualcosa in lei, dei ricordi lontanissimi, forse anche antecedenti a quelle mura, perché vissuti in un’altra casa, in un’altra via …
Il piccolo alberello addobbato insieme la sera prima, col puntale rosso un po’ sbilenco, posto in un angolo del soggiorno ipocritamente nascosto, poiché comunque molto vicino al balcone, in modo che i vicini potessero vederlo quando fosse stato acceso, ora appariva un po’ spoglio alla luce del giorno, eppure, dava il segnale che, nonostante le ferite del passato e del presente, in fondo si poteva ancora ritagliarsi in famiglia un angolo che con la cattiveria umana non aveva ancora a che fare, un angolo dove le religioni non avevano le pistole puntate l’una contro l’altra, dove l’origine di un cognome, il colore della pelle, un idioma diverso e sconosciuto o solo un’idea diversa, non fossero la scusa per commettere stragi inutili col pretesto di imporre un Credo o un modo di vivere.
Il sangue dei giovani che avevano pagato con la vita questo insano odio, ancora colorava le strade di tante città del globo; il sangue è tutto uguale, non ha sesso, non ha religione, non ha idee politiche, eppure era ancora l’arma principale per impedire la vita, che fosse ai piedi di una Croce o davanti ad una Moschea, che fosse al suono di uno “Shalom” o dentro un Tempio buddista, insomma, il Natale poteva in fondo essere una festa di pace per tutti, credenti e atei, agnostici o appartenenti ad altre religioni, nel rispetto di ogni idea, ma ciò ormai poteva avvenire solo nei cuori di chi ancora non era stato sopraffatto dall’odio e dalla sete di vendetta.
Joe conosceva il doloroso tormento di sentirsi diverso, non già per la sua condizione di uomo robot, ma per via di ciò che era sempre stato, un ragazzo che in fondo non aveva radici, con quel suo nome straniero, il colore dei capelli diverso da quello della massa e per via del fatto che, pur di unirsi a quella dannata massa, era finito spesso nei guai e gli era sembrato di aver passato tutta la sua vita a girare in tondo nel tentativo di trovare un’identità, nonostante ciò, nessuna sete di vendetta aveva mai attraversato la sua mente, nessun odio gratuito, in nome di nessuna idea o religione.
Il trillo improvviso del cellulare lo fece sobbalzare, un balzo tale che lo fece sbattere contro il soffitto, per un attimo vide tutto nero, era un cyborg, ma le lastre di ferro puro che mantenevano la baracca dove viveva (ci si deve pur difendere dai terremoti!) erano a prova del cyborg più forte e più recente che c’era in circolazione, un certo 0059/bis che circolava in città, costruito con i pezzi di scarto di un Suv della Mercedes Benz utilizzato per abbattere, tipo cavallo di Troia (e per favore non malignate sul nome di questa antica città!), le porte blindate dell’H&M di Firenze, all’alba del primo giorno dei saldi estivi del 2014.
Joe sapeva bene chi aveva organizzato quell’assalto … era stata donna Elena, la madre di Françoise, decisa a comprare due borse modello “Tegolino Mulino Bianco”, giusto per non lasciare sola la scioccante borsa “Pan Di Stelle”(2) comprata anni prima ad uno spaccio della Barilla S.p.A., da abbinare poi a delle altrettanto paralizzanti scarpe a pois, che donna Jojo, la madre di Joe e dunque sua consuocera, aveva tentato più volte di piazzare al mercato nero come strumenti di tortura per gli ex mariti fedifraghi delle donne tradite del Mozambico.
Donna Elena era notoriamente una donna dolcissima, delicata, generosa e sognatrice, ma dentro la H&M si trasformava, il miraggio di acquistare gonnelloni a pois (si diceva avesse a pois anche uno dei suoi gatti!) per sé e per la figlia, la sua stellina, che da qualche tempo cercava di sbarcare il lunario vendendo gelati sull’Appia antica, ovvero, a pochi passi dalla baracca di Joe e sua madre, la trasformava tutte le volte in una guerriera ninja (a pois!), che lottava fino allo stremo contro le altre clienti, al punto che in tutti i punti vendita H&M del pianeta c’era una sua foto segnaletica!
Intanto, Françoise era lì, a svariati km dalla sua mamma, invitata con un inganno da donna Jojo, che le aveva paventato un posto da ballerina al Teatro San Carlo, millantando delle fantomatiche conoscenze in loco, salvo poi rivelare, non senza qualche riserva, che si era riferita in realtà al distributore locale delle omonime patatine in busta e non certo al teatro napoletano che, scandalosamente, non aveva visto mai, nemmeno in foto!(3)
La povera donzella aveva accettato remissiva l’atroce inganno, accettando anche di cominciare a lavorare nel minuscolo chiosco di gelati, ‘na bancarella con le ruote in poche parole, che sua suocera le aveva costruito in sole due ore, utilizzando un vecchio pulmino Volkswagen T2 del 1972 e delle assi di legno trafugate nel cantiere del centro commerciale di fronte.
“Bisogna aiutare la baracca!” aveva tuonato donna Jojo, col suo vocione così atipico per quel metro e mezzo di donna, che pure praticava il Karate in attesa di suonarle a chiunque si fosse messo sulla sua strada e che non le venisse in mente di avvertire donna Elena, che tanto era ormai noto anche alle cronache nazionali, stava progettando un nuovo assalto all’H&M in vista dei saldi invernali, stavolta utilizzando un SUV dell’Audi, un Q7 nella fattispecie!
Donna Jojo vendeva candele natalizie al porto, donna Elena progettava assalti ai negozi per i saldi alla ricerca di abiti, borse, scarpe, cappelli, fermagli e calze a pois e i loro figli, Joe e Françoise, dopo decenni di tira e molla conclusosi con un focoso bacio in un’astronave e relativi balli in stile “Ultimo Tango a Parigi” ma senza Tango, progettavano un futuro insieme, possibilmente lontano dalle loro genitrici folli!
Bevuto il caffè, Joe si vestì in fretta, salvo poi restare 1 ora allo specchio per far stare in piega il ciuffo davanti agli occhi e il ciuffo posteriore che, per forza di cose, doveva restare ritto tipo coda d’oca e dico “coda” per non chiamarlo in altro modo, sfidando ogni legge sulla gravità, consumando due bombolette e mezzo di lacca Studio Line extra strong.
Finito che ebbe di sistemarsi i capelli come fosse la Lollobrigida, il ragazzo uscì di casa e si immerse nel caos delle 8:00 di quella giornata.
Km allucinanti di auto mostruosamente grandi per quelle vie strette, costruite originariamente per i carretti agricoli, auto altissime da cui poi scendevano puntualmente ometti e donnine alte una spanna, ma che per far vedere che ci avevano ‘e sordi, si compravano (non mangiando per mesi!) l’ultimo modello di Suv o Crossover extra lusso, che all’occorrenza diventavano anche toilette, sfidando ogni legge fisica pur di guidarli.
Ragazzini con enormi zaini sulle spalle circolavano vocianti sui marciapiedi per raggiungere le varie scuole, gente in bicicletta si beccava maleparole a ripetizione, per via dei movimenti pericolosi fatti a pochi centimetri dai cofani delle auto ferme allo stop e poi, smog calcolato sulla media di 9000 metri cubi ogni due cm si elevava dai gas di scarico, intanto che enormi autobus bloccavano mezza provincia con rocambolesche manovre al fine di svoltare senza travolgere persone e auto.
Frastuono di clacson, urla indistinte, accuse … ma quello era solo l’inizio!
Joe aveva il suo acceleratore incorporato, ma ormai aveva una velocità pari a quella di una Vespa modello scippo vintage del 1950, per superare quell’ingorgo in modo davvero lesto avrebbe dovuto farsi installare un impianto d’accelerazione almeno di una Formula 1 guidata da Fittipaldi alla fine degli anni 70 e sua madre ancora stava cercando un rivenditore non autorizzato di pezzi di ricambio di vecchie auto da corsa al mercato nero, poiché, comprato originale quel pezzo poteva costare anche … 70 euro e loro non possedevano certo una tale cifra insanguinata!
Superata la fila di auto e due parcheggiatori abusivi, Joe raggiunse comunque la fine del viale che immetteva nella famigerata Appia antica!!!
Antico vanto della civiltà romana, quella strada era ormai l’odierna vergogna del “Io faccio quello che mi pare!” dell’inciviltà attuale, dove più che viaggiare, automobilisti e pedoni si assaltavano tra loro per questioni più o meno legittime di precedenza, lì dove i segnali stradali non avevano alcun significato e valeva la legge del “Io mi lancio e se sopravvivo stasera accendo un cero a San Gennaro!”: alla fine, accanto alle varie lapidi commemorative di vite stroncate a bordo di vetture, di motocicli o sulle strisce pedonali, c’erano file di ceri rossi accesi dai sopravvissuti con relativi voti e preghiere(4).
Eppure, Françoise era lì a pochi metri, Joe doveva raggiungerla, magari saltando tra le file di auto parcheggiate dove un tempo c’erano i divieti di sosta, ma doveva fare attenzione agli incroci, lì dove spesso si udiva l’urlo “Banzaaaaaaaaaaaaaaaaaaiiii!” degli automobilisti che si lanciavano, incuranti della presenza degli stop e della precedenza che ne conseguiva per le auto che sopraggiungevano davanti a loro!
Joe s’incamminò, dunque, schivando appena un anziano in biciletta che pure lo maledì, nonostante fosse lui in controsenso … poi, più tardi, lo vide tornare indietro azzeccato al muso di un camion della “Coop”, ma questa è un’altra storia!
Per questioni di precedenza non rispettata, una Smart blu con inserti Swarovski nei tergicristalli (chi non poteva permettersi i SUV, almeno si faceva incastonare nella propria umile auto qualche pietra preziosa nei cerchioni o nei tergicristalli, appunto!), si bloccò di botto e d’improvviso la capote si aprì, lasciando uscire un cannone luccicante e recante bandiera azzurra col “ciucciariello”(5) simbolo della squadra di calcio del Napoli: erano napoletani, dunque, forestieri!
Maledetto incrocio, pensò Joe osservando la scena, quella che nelle ore di punta si ripeteva ogni giorno, infatti, non si sorprese quando vide arrivare a passo di marcia l’esercito dei pedoni, diviso in due battaglioni, quello del “Marciapiede” e quello delle “Strisce”, a quel punto, le 8 file di auto che fino a poco prima avevano intasato la strada, si disposero in ordinate file di quattro per lato, tutti uniti per cominciare l’offensiva, intanto che anche lo sparuto esercito degli autobus di linea sopraggiungeva per rivendicare il proprio posto.
Il battaglione dei ciclisti, tutti sulla media degli 80 anni ciascuno e soprannominati “Gli incomprensibili” per via del loro uso smodato del dialetto stretto locale, si annunciarono con una serie di imprecazioni all’indirizzo dei giovani, del governo e della musica odierna, alle loro spalle, i motociclisti e tutti quelli muniti di mezzi a due ruote, comprese le biciclette elettriche, arrivarono sfrecciando a zig zag tra le auto ferme, sfoggiando caschi (non allacciati) a forma di elmi da antichi romani.
La singolare parata fu conclusa da tre carretti agricoli, quelli dell’antico orgoglio “Felix”, dei quali però, per molto tempo, si udì solo il rombo dei cingolati, tanto erano lenti.
Dei quattro “Ape” della Piaggio, comunemente chiamati “I tre rrote”(6) per via del numero delle ruote, tre appunto, il cui arrivo era stato annunciato per megafono da uno sconosciuto ex operaio della Fiat-Piaggio di Pomigliano D’arco, non giunsero mai a destinazione: si disse che, nottetempo, si erano persi nel Parco Nazionale del Vesuvio, nel quale si erano recati per un ritrovo clandestino di genere!
Vedendo l’esasperarsi della situazione bellica, i commercianti e proprietari di bancarelle della zona si nascosero nei loro “esercizi”, sperando che alla fine quella battaglia potesse far affiorare orde di clienti in cerca di acqua e cibo, o anche solo di bende e disinfettanti e, se necessario, di bare e preti per l’estrema unzione!
La lotta ebbe, dunque, inizio, al suono del clacson di un tir Iveco enorme e illuminato da almeno 300 lumini ed altrettante immagini sacre, a simboleggiare la sua neutralità, essendo lì solo in veste di arbitro.
Joe sospirò, poiché sapeva che tanto sarebbe stato inutile avvertire i Carabinieri, che pure avevano la stazione a pochi metri dal luogo dello scontro, anche loro avevano rinunciato ad intervenire, lo stesso dicasi per i Vigili Urbani, più preoccupati di spararsi le pose per via delle loro nuove divise, che a controllare la situazione stradale(7).
Intanto che le ostilità proseguivano a furia di cannonate, sgommate roboanti ai limiti del tollerabile e vampate di smog soffocante azionate da brusche accelerate in folle, Joe mandò alcuni messaggi alla sua Françoise, che però non rispose.
Facile immaginare che stesse organizzando accampamenti di soccorso modello “Croce Rossa”, lei che era una ragazza così generosa, del resto lo aveva fatto anche quella volta quando, dopo la caduta dell’aereo in cui stavano viaggiando di ritorno da una vacanza, erano riamasti i soli illesi ad aiutare i feriti, in seguito uccisi dai Black Ghosts.
Era stato lì che avevano incontrato Megaro, il cyborg nemico e sfigato che poi li aveva aiutati tradendo la sua organizzazione e quel suo sacrificio gli era valso un posto nelle preghiere di donna Jojo, che ogni anno organizzava pellegrinaggi in ginocchio fino al luogo dove da decenni Megaro era sepolto: non aveva mai fatto nulla di simile per Gandaru, il monaco tibetano creato dai Black Ghosts con gli scarti umani dei tre perfidi fratelli “Trimurti” a quel tempo a capo dei malvagi.
Altri tempi, altre battaglie, altri ideali, ora si trattava di superare quella moderna battaglia, che era arrivata al suo culmine, perché i pedoni stavano sfidando la sorte attraversando la strada in massa e senza guardarsi a destra e a sinistra.
Erano quasi le 8:30, tra poco sarebbe comunque tutto finito perché c’era da raggiungere uffici e scuole per tempo, così, quando uno dei pedoni conquistò l’enorme gru del cantiere del centro commerciale, dichiarando così l’odierna supremazia della sua razza, tutti si arresero tornando nelle proprie auto o negli autobus, per affollare di nuovo e disordinatamente la strada, intanto che i carretti agricoli arrivavano finalmente, mandati al diavolo in un coro di maledizioni e parole oscene, perché sempre troppo lenti e rumorosi.
Joe capì a quel punto che non ci sarebbe più stato pericolo e raggiunse senza problemi la bancarella di Françoise, che già stava riponendo garze e bende, per far di nuovo spazio a coni e vaschette di gelato.

  • Oh, Joe! -   lo salutò festante
  • Com’è andata stavolta? -   le chiese lui sorridendole
  • Solo un morto apparente e 100 feriti, di cui 50 in prognosi riservata! -   rispose lei serena e sorridente a sua volta   - Sarebbe potuta andare peggio! Hanno anche acquistato qualche gelato ed hanno scattato dei selfie molto simpatici, tra le lamiere contorte delle auto! –
  • Questo è il business, direbbe mia madre! -   rise Joe
  • A proposito di lei … -   si adombrò d’un tratto Françoise   - ieri sera mi ha detto che si sta occupando di trovare un carrarmato della seconda guerra mondiale da regalare a mia madre per Natale! Dice che un carrarmato è molto meglio di un SUV dell’Audi, che tra l’altro nemmeno si sa se sia in regola con i gas di scarico! –
  • Ah, mia madre è sempre stata molto sensibile alla salvaguardia dell’ambiente! -   mormorò Joe pensieroso
  • Il punto non è questo! -   lo rimproverò, però, Françoise   - Il punto è che vuole che mia madre usi il carrarmato per assaltare l’H&M ai prossimi saldi! –
  • D’accordo e non credi che abbia ragione? -   rispose Joe un po’ risentito  
  • Tu mi … tu mi stupisci … -   sussurrò Françoise basita   - come puoi credere che un carrarmato sia nello stile di mia madre? Sarebbe così rozzo, lei che dello stile ha fatto la sua bandiera, anche se a pois, noi amiamo i pois e tu lo sai! Un SUV dell’Audi, anche se forse non in regola con la certificazione ambientale per l’emissione dei gas di scarico, è molto più stiloso e chic! –
  • E quante possibilità credi che tua madre possa avere a bordo di un semplice SUV? -   si arrabbiò, allora, Joe
  • Lo ha già fatto con uno della Mercedes Benz, ricordi? -   ribatté subito Françoise   - Lo so che da quel momento quelli della H&M si sono dotati di vetrate blindate a prova di tritolo, ma non sottovalutare il potere dei saldi su mia madre! –
  • Lo so, lo so … le ho visto quello sguardo … allo scattare della mezzanotte del giorno fatidico, eh … okay, dirò a mia madre di desistere! -   la tranquillizzò Joe tornando dolce

Françoise si sentì soddisfatta, sapeva di poter ottenere da Joe tutto ciò che voleva, poi lo sguardo le cadde su una lista che donna Jojo le aveva lasciato la sera prima, lista che doveva comunicare a donna Elena.

  • C’è anche questa! -   annunciò, dunque, la ragazza, sventolando il foglio di carta
  • E che cos’è? -   le chiese Joe, affondando un cucchiaino in una vasca di gelato al cioccolato
  • Una lista … di tutto ciò che tua madre NON vuole che la mia mi compri! -    rispose lei   - Dice che mi fa andare in giro “scustumata”, ancora non ha digerito la lingerie che indosso e che la mi’ mamma mi regala ad ogni festa! –

Joe prese la lista e la lesse:
QUELLO CHE DONNA ELENA NON DEBBE CUMPERARE MANCO SE LA SCANNANO

  • Mutande a filo interdentinale nelle chiappe che fanno pure male
  • Reggipetti trasparenti che poia Joe s’ingrifa(8) come un lupo a primavera e mi si stanca poia a forza di craniate
  • Ciortes panz ( short pants ) troppo corti che io poia non pozzo dire che Francesca è la mia ‘gnora!(9)
  • Scarpe col tacco alto e a poisse che me fanno svenere
  • Borze ( borse ) che fanno la reclamma ( pubblicità ) alla Mulino Bianco

Finito che ebbe di leggere, Joe rimase un attimo in trance ad immaginare la sua ragazza in lingerie provocante: dietro quell’aspetto di monacella scalza, si celava una personalità da pantera che nemmeno si era mai immaginato in quei decenni, quando la censura evitava ogni riferimento sconcio e lei si era finta morigerata e pura.

  • Cosa ne dici? -   gli chiese Françoise perplessa
  • Dico che mia madre ha dimenticato i reggicalze! -   rispose lui serafico
  • Ah, menomale! -   sospirò, allora, lei   - Allora indosserò solo quelli! –
  • Sì … questa mi se … sembra un’idea perfetta! -   ansimò Joe

Françoise gli sorrise pudica, ipocrita maschera che nascondeva una panterona inaspettata, ciò accendeva Joe come un missile Patriot, altro che craniate, ma non era il caso di esplodere.

  • Perché mi fissi con quello sguardo ebete? -   gli chiese lei notando gli occhi lucidi di lui, ora puntati sulla sua esile persona
  • Pensavo a … pensavo ad una partita a carte! -   rispose lui con un sospiro
  • Scopa? -   indagò lei maliziosa
  • In un certo senso … ehm, ma cambiamo discorso! -   svicolò lui, facendo un altro sospiro

Françoise in fondo era lusingata, ma preferì mantenere un certo tono, di mattina doveva far la parte della ragazzina delicata e timida, poi, di sera poteva pure indossare scollature e spacchi inguinali alle gonne, per poi lanciarsi da rampe di lancio di astronavi e roba simile, si sa che la notte è più indicata per trasformarsi in pantere.

  • Ehm … -   esitò un attimo Joe guardandola assorto   - anche oggi lavorerai tutta sola nel chiosco? –
  • No, più tardi dovrebbe arrivare l’aiuto che tua madre mi ha trovato! -   rispose lei, preparando i coni per i gelati
  • Ti ha trovato un aiuto? Davvero? -   si sorprese Joe   - Non sarà mica quello del Gam Gnam … Gnam Gnam, insomma, quel coreano tanto raccomandato da donna Elena e che ogni volta rubava del gelato qui al chiosco? –
  • No … -   sospirò Françoise   - al terzo gelato rubato, tua madre lo ha picchiato con la “cucchiarella”(10) di legno con una tale violenza che il poveretto se n’è tornato a ballare il “Gangnam Style” in Corea! Lo sai che non lo ha mai potuto sopportare! –
  • Ouh … okay, e allora chi avete scelto? -   le chiese Joe interessato

Françoise non rispose, seguitando a preparare i coni, ma dopo un po’, mormorò a disagio:

  • Abbiamo chiesto a Jet, Albert e agli altri, ma quelli si sono rifiutati tutti di lavorare per tua madre … hanno detto che la schiavitù è stata abolita da secoli, almeno qui e … insomma, abbiamo cercato poi un po’ in giro … -
  • Ma perché non mi dici chi, allora, avete scelto? -   si preoccupò un po’ Joe, a quel punto
  • Lo sai, Joe … ehm … -   esitò ancora, lei
  • Me lo dici una volta per tutte? -   si arrabbiò, dunque, lui
  • Abbiamo scelto … Candy Candy! -   rispose lei tutto d’un fiato

Joe sbiancò, la fama di Candy Candy era nota da decenni in tutto il mondo, tutti erano a conoscenza dei troppi cadaveri lasciati da quella piagnona bionda, causati dalla sua famigerata iella, al punto che in zona era chiamata “Candy iella”, quella che aveva decimato la famiglia Andrew, colpevole solo di averla adottata, senza contare la gamba amputata alla fidanzata dell’uomo che lei aveva puntato dopo la morte prematura del suo primo fidanzatino con la passione per le rose (ehm … ) ed altre stragi a lei attribuite, tra le quali, l’affondamento del Titanic nel 1912 e il terremoto di San Francisco avvenuto pochi anni prima.

  • Come ha potuto mia madre scegliere quella menagramo coi codini! -   si disperò Joe
  • Sono solo superstizioni! -   cercò di minimizzare Françoise
  • Superstizioni?! -   si scaldò ancora di più, Joe   - Quella porta al collo le medaglie con le foto delle sue vittime e ormai è tutta adornata peggio della Madonna del Carmelo(11) e mia madre l’ha voluta qui accanto a te?! –
  • Oh, Joe! Insomma! -   lo rimproverò Françoise spazientita   - Era quella più a buon mercato, lo sai che per via della sua fama non l’assume nessuno e poi, cosa vuoi, Lady Oscar è impegnata in Francia per ovvi motivi e le altre chiedevano compensi troppo alti, dopo l’avvento di Internet ed i loro ritorni di fama, si sono tutte montate la testa! –
  • E voi avete optato per Candy iella! -   sospirò Joe sconsolato

Françoise annuì, in fondo era preoccupata anche lei, ma non aveva potuto contrastare sua suocera, aveva dovuto accettare e basta.

  • Lo sai che con tua madre è impossibile discutere! -   mormorò, dunque
  • Eh … eddai, mia madre non è poi così terribile! -   sminuì Joe scrollando le spalle
  • Forse, ma quelle sue origini … insomma, il DNA non è acqua e che ne possiamo sapere … io mi preoccuperei fossi in te! -   insinuò Françoise un po’ vaga
  • Oh … no! -   rise Joe
  • Tu dici? -   insinuò, di nuovo, Françoise
  • Stai esagerando, Fran! -   rise lui, seguitando a sottovalutare il problema
  • Davvero? -   lo fulminò Françoise, ora risentita   - Cosa ne dici della rivolta che ha organizzato il mese scorso, contro l’aumento del prezzo del prosciutto cotto in vaschetta? E cosa ne pensi, inoltre, della sua battaglia per le gallette di riso? –
  • Ci tiene a mangiare bene, mia madre! -   puntualizzò Joe, ora serio
  • Tua madre ha coinvolto la mia nella battaglia per il cioccolato fondente 75% cacao! -   insistette Françoise
  • Sì, ma poi si sono mangiate tutte le scorte di cioccolato da utilizzare durante le manifestazioni, dunque, non se n’è fatto nulla! -   ribatté Joe
  • Oh, Joe! Tu dovresti guardare in faccia alla realtà! -   lo rimproverò, però, lei
  • E non esagerare! -   rise lui di gusto
  • Joe … -   mormorò lei seria
  • Non esagerare! -   ribadì, tuttavia, lui, ridendo ancora
  • Jooooooooooooooooooooe! -   urlò, allora lei   - L’altra sera l’ho sentita affilare un machete in cantina! –

Joe tacque, ci pensò un attimo su con attenzione, infine, rispose:

  • Forse voleva affettare del prosciutto! –
  • Lascia perdere! -   lo mandò al diavolo lei
  • Ad ogni modo … -   disse a quel punto Joe   - anche tua madre … -
  • Cosa vorresti insinuare? -   lo minacciò, quasi, lei
  • Le sue borse Mulino Bianco, i pois sui foulard … i pranzi di 6 ore nei ristoranti giapponesi, ne ha mandati in rovina una decina! -   mormorò Joe un po’ intimorito   - E poi è una sorta di scienziato, chissà se ha mai creato delle pozioni magiche ed i suoi costumi di Halloween … -
  • Finiscila qui, Joe! -   lo minacciò di nuovo Françoise
  • No, no … tu devi riflettere, e devi farlo ricordando le sue scarpe a pois, cosa nascondono quei pois? Cos’avete tu e lei per scegliere sempre i pois?! -   si alterò Joe
  • E cos’avete tu e tua madre, dato che lei veste sempre di nero e tu indossi alla tua età una divisa da scolaro giapponese, eh?! -   replicò Françoise offesa

Quasi sicuramente, la ragazza, timida e riflessiva, avrebbe voluto afferrare la pistola laser che portava sempre con sé, aveva cercato di entrare in terapia per superare quel suo bisogno psicologico di portare con sé la sua arma bellica, ma lo psichiatra ci aveva rinunciato, tanto era forte in lei quell’istinto di sparare al suo amato Joe, al punto che, alla fine, le avevano concesso la semi infermità mentale, cosa che le aveva risparmiato anni di sicuro carcere per tentato omicidio, in fondo, dopo ogni laserata sferrata a Joe, lei affermava che non lo aveva fatto di proposito …

  • Dai, facciamo la pace! -   provò, dunque, a mediare Joe temendo il peggio  - Arrendiamoci al fatto che … le nostre care mammine, tra pois e total look neri, in fondo ci amano … -
  • Ma sì, ma sì! -   lo interruppe Françoise distrattamente, intanto che osservava incuriosita un lugubre corteo capitanato da una carrozza funebre con tanto di “Schiattamorto”(12) in cassetta.

Anche Joe guardò il terrificante corteo, mentre le campane di quasi tutte le Chiese del circondario (almeno cinque o sei per comune!) cominciavano ad intonare dei rintocchi mortuari, i negozi abbassavano le saracinesche in segno di rispetto e le auto si fermavano per consentire il passaggio della processione.

  • Non è che è la commemorazione di qualche santo? -   domandò Joe
  • Non mi pare … -   mormorò Françoise  
  • E sì, di solito quelli sono cortei seguiti da almeno 3 ore di fuochi d’artificio e manca la statua portata a spalla! -   concluse Joe avvicinandosi lentamente alla finestra del chiosco per meglio guardare
  • Uhm … non saprei, allora, forse è morto qualcuno! -   sussurrò Françoise
  • Sì, ma che funerale pomposo! -   sospirò Joe   - Lo Schiattamorto, la carrozza con i cavalli bardati a lutto, le donne in nero con la veletta sul viso, i pianti e … -   tragico sospetto

Françoise lo guardò preoccupata:

  • Dici che tua madre ha organizzato l’ennesima commemorazione in ricordo di Megaro? –
  • No … lo ha già fatto la settimana scorsa e lo sai che tutt’al più organizza un corteo di cani e gatti il cui officiante è di solito Odino vestito da straccione col mandolino, qui credo che c’entri … -

In quel mentre, un pianto di donna arrivò alle loro orecchie, era un pianto lamentoso, incessante e disperato, poi, ci fu un rumore di passi e, come illuminati da una luce da apparizione mistica, sulle porta del chiosco apparvero i biondi codini di Candy Candy, vestita di nero e con le mani strette al petto in segno di immenso dolore.
Joe la guardò e s’infilò subito le mani in tasca, tuttavia, evitò commenti, Françoise, invece, le sorrise, capendo che quel corteo non era altro che quello che sempre seguiva la giovane americana dal momento in cui era stata trovata nella neve fuori la casa di Pony, che misteriosamente non era crollata sotto l’influsso tragico della sua ospite.

  • Candy! Avrei dovuto capire che eri tu! -   esclamò, allora, Françoise   - Chi è morto stavolta? Mi sembrava non avessi più nessuno da … ehm, sotterrare! –
  • Ieri è morto il cugino del figlio del cognato in seconde nozze del mio salumiere, che tra l’altro è morto anche lui … oh! -   gemette Candy, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto nero
  • Ehm … mi … mi dispiace … -   esitò Françoise
  • Dimmi! Sniff! -   provò a cambiare discorso Candy   - Il Vesuvio ancora tace? –
  • Finora … sì! -   mormorò Françoise
  • E i terremoti? Quanti anni sono che non ne arriva uno devastante in zona? -   insistette Candy, parlando come se stesse chiedendo della salute di qualcuno   - E i nubifragi? -   incalzò poi
  • Oh, di questi ne abbiamo almeno dieci devastanti all’anno, con tanto di straripamento dei fiumi e conseguenti alluvioni, siamo a posto! -   rispose Françoise un po’ più tranquilla, dato che, Candy Candy a parte, le alluvioni non erano rare come terremoti ed eruzioni.

Joe guardava ora l’una, ora l’altra, chiedendosi quando sarebbe mai finito quel dialogo da psicopatiche su catastrofi e lutti, anche perché Candy adesso stava chiedendo della salute di alcuni negozianti della zona, che di certo sarebbero ora finiti in disgrazia o, forse, sarebbero morti cadendo da cavallo o precipitando con un aereo da guerra, com’era accaduto ad altre persone a lei “care”!

  • Sono felice che donna Jojo mi abbia chiesto di lavorare per voi! -   disse all’improvviso Candy, guardando Joe con un sorriso a 36 denti

Lui rabbrividì, mentre rispondeva:

  • Per fortuna, mia madre contro le morti e le catastrofi è vaccinata! –

Frase infelice, Françoise lo fulminò con lo sguardo, dopo, guardò di nuovo Candy e questa le disse con entusiasmo:

  • Oggi è una bella giornata, lavoreremo di certo con fervore! –

Finì appena la frase ed un tuono squarciò il cielo fino a quel momento terso, la luce del sole si spense coperta da minacciose nuvole basse e nere, intanto che alcune raffiche di vento arrivarono a scuotere il fragile chiosco.

  • Oddio! -   mormorò Joe alzando gli occhi al cielo
  • Oh, arriva un tornado? -   chiese Candy con una certa soddisfazione nella voce
  • Magari … sarà breve! -   provò a minimizzare Françoise

Un primo fulmine si abbatté sull’antenna TV di una palazzo, il traffico si paralizzò sotto l’arrivo di un violento acquazzone e le ostilità tra pedoni, automobilisti e centauri ripresero inaspettatamente.

  • Credi ancora che sarà breve, Fran? -   chiese Joe, scoraggiato

Françoise sospirò e rispose a mezza voce:

  • Credevo che non sarebbe arrivata a tanto, stavolta! –
  • Credevi? -   la canzonò Joe   - Hai notato che al collo porta una collana con almeno 1000 medagliette dedicate a tutti i morti della sua vita e che ormai non ha più spazio per metterne delle altre? –
  • Diamole una possibilità, Joe! -   lo pregò, allora, lei   - Ha una pessima reputazione e poi, lo vedi che veste fuori moda e … -
  • Anche tu vesti come un abat-jour del ‘700, ma non per questo porti iella! -   si  lasciò scappare Joe
  • Cercherò di ignorare il tuo commento! -   sibilò Françoise offesa

Candy, intanto, stava indossando un grembiule, sembrava essere davvero felice, ora che pioveva in quel modo.

  • Sono certa che oggi venderemo tantissimi gelati! -   commentava, infatti, piena di entusiasmo

Joe la guardò atterrito e sussurrò:

  • Finiremo sul lastrico! –
  • Joe! -   cercò di tranquillizzarlo Françoise
  • Ci manderà in rovina! -   disse, ancora, lui
  • Abbi fiducia! -   lo incoraggiò lei abbracciandolo   - Finirà! –

Un altro fulmine colpì di netto la gru del cantiere vicino, facendola precipitare sul tetto del negozio di sanitari di fronte, ma l’accaduto non fermò la sanguinolenta battaglia che imperversava in strada, mentre due donne vestite di nero cadevano in terra in ginocchio urlando disperate, con le braccia verso il cielo:

  • E’ arrivata la nostra ora! Pentitevi tutti! – ( frase da me realmente udita nel lontano 1984 durante l’ennesimo terremoto! )

In quel momento, un bagliore rischiarò l’oscurità, era un bagliore simile a quello scaturito da una serie di lame ed era continuo, viaggiava di palazzo in palazzo, sembrava che una sorta di aiuto divino fosse arrivato a salvare le vite minacciate da Candy Candy.

  • Spiderman! -   urlò un bambino dall’altro capo della strada, indicando col piccolo dito il bagliore rosso della tuta del super eroe
  • Ci salverà! -   gli fece eco un fruttivendolo stringendo al petto una cassetta di loti freschi per proteggerla dal vento burrascoso
  • L’ommo ragno! -   pianse speranzosa una vecchia con soli 3 denti in bocca

Joe osservò anch’egli il super eroe spavaldo e generoso, mentre nel chiosco scoppiavano alcune lampadine e la macchina per i gelati che Candy Candy stava tentando di far funzionare.

  • Françoise, siamo salvi! -   urlò Joe cercando con la mano la sua fidanzata, senza però trovarla

Si voltò per vedere dove fosse, poi, la vide correre fuori come una matta, con la pistola laser puntata al cielo, indirizzata direttamente su Spiderman che stava in quell’istante passando sopra di loro sfidando la pioggia e i fulmini, ma nulla poté contro il raggio laser che lo colpì a tradimento.
Un lungo silenzio seguì la caduta a peso morto del corpo del povero Uomo ragno, che si fermò al centro della strada, nello stupore generale.
Ogni ostilità si fermò, anche la pioggia si arrestò, solo Françoise si mosse, avanzando verso il corpo esanime di Spideman, intanto che sussurrava atterrita dal suo stesso insano gesto:

  • Non volevo! Era vestito di rosso … è stato un impulso incontrollato! –

Joe capì che la compulsione di Françoise verso le armi era ancora molto forte, ogni tuta rossa poteva scatenarle quella reazione violenta e, come sempre, ora sembrava pentita, stava piangendo disperata.
Il corteo funebre che aveva preannunciato l’arrivo di Candy Candy, che ormai era arrivato alla fine della strada, tornò indietro per recuperare Spiderman, poi, ricominciò il suo lento cammino verso la sua triste meta.

  • Non volevo! Non volevo! Come ho potuto con queste mani … ammazzare Spiderman! -   urlò Françoise disperata
  • Lascia stare, se non ci pensi poi te ne dimentichi! -   le consigliò Candy Candy che in fatto di lutti era un’esperta
  • La sua tuta rossa … mi ha tratto in inganno! -   cercò di giustificarsi, ancora, Françoise
  • Oh, vedrai che resusciterà, il tuo amico Albert quante volte è tornato in vita? -   la consolò Candy Candy sorridendole
  • È vero … -   sussurrò Françoise 
  • Menomale che c’era qui il corteo funebre e, se vuoi, ti preparo la medaglietta con la foto di Spiderman da portare al collo! -   le disse l’amica seguitando a consolarla con fare benevolo

Joe rabbrividì di nuovo, udendo quei discorsi sciorinati da Candy in modo tanto disinvolto, poi, visto che il nubifragio era passato e le ostilità in strada si erano fermate in rispetto della violenta dipartita di Spiderman, uscì fuori a respirare un po’ d’aria fresca, sempre con le mani in tasca a scopo precauzionale!
Si guardò un po’ intorno: la calma sembrava tornata, tuttavia, ormai l’aria era diventata fresca, quasi fredda, di certo molto più adatta al periodo, però, è pur vero che il sole, seppure tiepido, non è mai sgradito a nessuno!
Era chiaro che, con quel clima, di gelati ne avrebbero venduti ben pochi, dunque, era il caso di cambiare “articolo”, perciò, tornò nel chiosco, recuperò da un vecchio mobile un sacco di iuta marrone, usato si diceva dalla bisnonna Carolina(13) per distribuire il becchime alle sue galline, dunque vecchio di almeno 100 anni ed oltre, poi, lo riempì di castagne, quelle che di solito Françoise usava per fabbricare un orribile gelato, che poi restava sempre invenduto ed infine, tornò in strada, portandosi appresso anche un braciere tutto annerito e del carbone.

  • Joe! Icchè t’aggeggi, Joe?(14) -   gli chiese Françoise incuriosita
  • Non lo vedi? -   rispose lui, sistemando il braciere in un angolo della strada   - Mi metto a vendere caldarroste! –
  • Sì, ehm, il business delle castagne potrebbe prender piede, ma quelle castagne mi servivano per il mio gelato, lo sai che è una ricetta della mi’ mamma! -   replicò Françoise
  • Per fortuna non è una ricetta della mia di madre, che Maga Mago’ in cucina avrebbe più talento! Sapessi che “carruonzi”(15) che cucina! -   mormorò Joe, mettendo il carbone nel braciere
  • D’accordo, appunto perché la mi’ mamma invece l’è brava a cucinare, non capisco il motivo per cui la ricetta dei gelati alle castagne non funziona! -   si rammaricò Françoise, osservando la cascata di castagne che Joe ora stava rovesciando nel braciere acceso
  • Qui non hanno il palato fine, lo sai! -   commentò Joe, impegnato ora a sventagliare il fumo che si stava elevando dal braciere
  • Mah! E se usassimo i marroni? Non è che sono marroni quelli, no? -   si preoccupò quasi Françoise

Joe osservò quei piccoli e miseri frutti che stavano arrostendo davanti a lui, dunque, scosse la testa e rispose mestamente:

  • Ma no! Ma no! –
  • Te come fai a dirlo? -   gli domandò Françoise dubbiosa
  • È che … non si so’ ancora rotti! -   sbuffò, allora, lui   - Torna nel chiosco, che di certo Candy Candy avrà finito di prepararti la medaglietta funebre! –
  • Vado, vado! -   mormorò, allora, lei offesa

Rientrò, dunque, nel chiosco, nel quale Candy stava sistemando attentamente dei bicchieri da caffè in plastica: la osservò con tenerezza, del resto non era mica colpa sua se portava iella, l’aveva portata anche a se stessa, non è che lei ricevesse un tornaconto nel sotterrare i suoi cari, anche perché poi, appunto, i suoi nemici, invece, godevano di ottima salute …

  • Joe ha deciso di vendere caldarroste? –   le chiese Candy, vedendola rientrare
  • Un tentativo … -   minimizzò Françoise
  • Questo profumo mi ricorda le fredde sere di New York! -   commentò Candy annusando l’aria ormai impregnata di effluvi di caldarroste   - Gli alti grattacieli, i ghetti maleodoranti, la malavita, lo spaccio di stupefacenti, le armi detenute illegalmente e quel senso di pericolo costante che non ti lascia mai solo! Ah, che tempi! –
  • Beh, più o meno qui è uguale, eccezion fatta per i palazzi alti al massino 7 piani! -   osservò Françoise
  • E non ti senti fortunata a sapere che, da un momento all’altro, potresti saltare per aria, potresti essere raggiunta dal colpo di un proiettile e … e che mi dici della sera dell’Ultimo dell’anno? Fuochi d’artificio modello Hiroshima, razzi che farebbero invidia alle forze armate degli U.S.A. e poi … oh! -   ansimò Candy emozionata come non mai   - I colpi di pistola e fucile sparati dai balconi per festeggiare in modo così originale, con quel rischio di colpire un innocente che magari è ancora seduto a tavola con la famiglia a mangiare gli struffoli!(16) –
  • Ma in quel caso si tratta di omicidio, Candy! -   osservò Françoise un po’ interdetta
  • Certo, allora meglio mirare ai lampioni nel giardino del vicino!(17) -   rise Candy candidamente candida (ehm, infelice gioco di parole!)

In quel momento, Albert Heinrich entrò nel chiosco vestito di stracci e con un bastone ricavato dal ramo secco di un pino della costa Domizia ( porzione di litorale che si trova tra la costa campana e laziale, il cui nome proviene dal “dolcissimo” imperatore romano Domiziano! ), masticando delle castagne che Joe gli aveva offerto in un tipico “cuoppo”(18) di carta oliata.

  • Chi vuole sparare ai lampioni del vicino? -   chiese tutto interessato
  • Nessuno, Candy fantasticava ad alta voce! -   rispose Françoise

Albert guardò Candy e lei ricambiò quello sguardo, non si dissero una sola parola, mentre i loro occhi si univano in un intenso sentimento di condivisione dolorosa, una muta sapienza di antichi dolori d’amore dal sapore luttuoso e tragico, ricordo della prematura dipartita di due anime a loro tanto care e rimpiante, così, dopo un po’, urlarono, prima l’uno e poi l’altra:

  • Hiiiiiiiiiiiiiiildaaaaaaaaaaaaaaaaa! –
  • Anthonyyyyyyyyyyyyyyyyy! –

Françoise li guardò a turno, anche lei aveva urlato il nome di Joe tutte le volte che lo aveva creduto morto, anche dopo che lo aveva sparato lei stessa, perciò, non è che potesse poi giudicarli, il loro decennale dolore andava poi rispettato!
Hilda, la fidanzata di Albert, era morta durante la seconda guerra mondiale, raggiunta dai colpi di pistola di alcuni poliziotti di frontiera mentre erano in fuga dalla Germania nazista, lui l’aveva fatta nascondere vestita da leone in un furgoncino dello zoo; Candy aveva perso il suo giovane amico Anthony, il suo primo amore, che ora di certo avrebbe avuto i miliardi per il solo fatto di aver creato la rosa “Candy” in onore della sua amica, ma a soli 14 anni era caduto da cavallo spezzandosi l’osso del collo …
Sentendo quelle urla, Joe si precipitò nel chiosco, ma subito si tranquillizzò vedendo Albert che ora stava discorrendo amabilmente con Candy, solo un grido liberatorio, dunque, così, tornò dalle sue caldarroste.
Albert aveva nel frattempo recuperato la sua solita boria, al punto che, dopo un po’, appoggiando il bastone ad un mobile, commentò:

  • La gente si è fatta furba! Mi sono seduto in una piazza fingendomi cieco, lo sai che non ho le pupille e perciò tutti se la bevono, ma la concorrenza deve aver fatto la spia! –
  • E perché non ti fingi storpio, allora? Del resto, la mano meccanica ce l’hai già e poi hai anche il ginocchio bionico! -   gli disse Candy, flemmatica
  • Perché ho una mia dignità io! -   si difese lui a mezza voce
  • Giusto … -   sospirò lei
  • A proposito, come mai sei qui? -   le chiese lui a quel punto
  • Sono qui per aiutare Françoise nel chiosco, ma finora non abbiamo venduto nulla! -   rispose lei facendo spallucce   - Ora Joe sta cercando di racimolare qualche spicciolo vendendo castagne! Te ne ha fatte assaggiare qualcuna, vedo! –
  • Uhm, è come masticare polistirolo, ‘ste castagne fanno pietà! -   commentò Albert disgustato, mentre osservava il cuoppo che ancora aveva nella mano bionica
  • Povero Joe, mi dispiace! -   mormorò lei sinceramente costernata
  • Ah, io gliel’ho detto più volte di darsi al business dei carciofi arrostiti, ma lui insiste a dire che le castagne fanno più presa, ma è come vendere ghiaccioli al Polo Nord! -   si disperò Albert, sollevando le braccia al cielo
  • E se ai carciofi ci aggiungesse le patate e le cipolle? -   propose Candy speranzosa
  • Sì, sarebbe grandioso, ma lui è cauto, lo sai! -   replicò Albert rassegnato

Françoise scosse la testa e mormorò:

  • No, ragazzi! È che poi si mette di mezzo la Finanza, non è più come una volta, quando vendere per strada era un affare sicuro, nessuno ti dava fastidio, oggi vedi le volanti della Guardia di Finanza che circolano ovunque, come potrebbero tollerare un venditore abusivo di carciofi con patate e cipolle?! –
  • Non dirlo a me! -   sospirò Albert sedendosi di peso su uno sgabello   - I falsi invalidi, ormai, sono bersagliati! –
  • E se il futuro fosse nei funghi? -   ipotizzò Françoise   - Svegliarsi alle 4 del mattino, andare per funghi e rivenderli al mercato! –
  • Rivenderli proprio tutti, velenosi e commestibili insieme? -   dubitò Albert
  • Certo che no! -   si scandalizzò Françoise   - Quelli velenosi li scarteremmo … a meno che qualcuno non ce li paghi a peso d’oro per utilizzarli per altri fini! –
  • Oh, certo! -   mormorò Albert, annuendo convinto

Candy stava in quel momento provando a far funzionare la macchina del caffè, ma questa esalò tra le sue mani l’ultimo respiro, spegnendosi del tutto.

  • Oh, si è rotta! -   sospirò, dunque

Françoise la guardò sconsolata: fino a poche ore prima, quella macchinetta funzionava benissimo!
Desolata, Candy le si avvicinò, con le mani incrociate l’una nell’altra e sollevate sul cuore:

  • Mmm … l’ho appena sfiorata ed ha emesso un piccolo fumino, sembrava un lamento, una sorta di “Addio mondo crudele!” ed è spirata! –
  • Sì, magari è stato qualche fulmine … tranquilla! -   la tranquillizzò lei con benevolenza
  • Sì, deve essere stato così, okay, però … volevo fare un caffè caldo per tutti, ha cominciato a far freddo! -   mormorò Candy sorridendo
  • Stamattina c’erano circa 10 gradi, ora siamo vicino allo zero, però, non importa! -   rise Françoise nervosamente   - L’idea del caffè sarebbe ottima, ma qui è chiaro che non si può farlo, bene, allora potresti andare nel chiosco di fronte lo “Zio Tom”(19) , dove di solito andiamo a mangiare a pranzo, fatti dare tre caffè espresso ed una camomilla per me! –
  • Ti senti male? -   si preoccupò Candy
  • No, preferisco però non assumere caffeina oggi, visto che ho già accoppato Spiderman! -   rispose Françoise flemmatica
  • Hai ragione! -   annuì l’amica   - Torno subito! -   ciò detto, la ragazza si cinse le spalle con uno scialle rosso con le frange ed uscì dal chiosco diretta verso quello di fronte, ovvero, lo “Zio Tom”.

Vedendola dirigersi verso il modesto chioschetto dall’altra parte della strada, Joe restò un attimo sovra pensiero, conosceva bene i gestori di quel chiosco, simpatico e di poche pretese, nato dalle ceneri di una baracca di un fruttivendolo fallito nei primi anni 2000 e poi rivenduto, appunto, a quelli dello “Zio Tom” che di fatto faceva concorrenza al più altisonante Mc Donald’s sorto quasi contemporaneamente a pochi metri di distanza.
Pensieroso e perplesso come non mai, dunque, il giovane sventolò ancora un po’ sul braciere con le caldarroste, poi, mise da parte il ventaglio ed tornò al chiosco dei gelati di Françoise, per chiederle stupito:

  • Di’, hai mandato Candy da quei poverini di fronte? –
  • Eh, vogliamo qualcosa di caldo da bere e qui la macchinetta del caffè si è suicidata! -   rispose lei con non curanza
  • Amore … amore mio … -   insistette, però, lui, andandole vicino con fare allarmato   - tu la sai la storia di quei poveretti! Nel 2009 il loro chiosco si salvò per miracolo dall’incendio del vecchio Mulino in pietra, per poco le lingue di fuoco non incenerivano anche loro, poi, quando pochi anni dopo quelli erano riusciti ad allargarsi aprendo una succursale sotto quel vecchio palazzo laggiù, questo viene dichiarato pericolante e dunque inagibile, costringendoli a chiudere bottega, perdendo la metà del loro fatturato! –
  • Temi … temi che Candy … -   si preoccupò Françoise sbiancando
  • Non lo temo, lo so! -   rispose lui sgranando gli occhi

In quel mentre, Candy tornò con un vassoio pieno di caffè e camomille bollenti, sorridente e serena, un po’ infreddolita, ma serena.

  • Che gente singolare! -   esclamò, infatti   - Mi hanno regalato i caffè e la camomilla, sapete, appena sono entrata mi hanno subito riconosciuto, mi hanno indicata e hanno urlato il mio nome e qualcosa di incomprensibile! Hanno afferrato poi cornini, teste d’aglio e foto di santi protettori, infine, mi hanno dato tutti i caffè che avevano e la camomilla e mi hanno indicato la porta! –
  • La tua fama è internazionale! -   mormorò Albert, prendendo uno dei caffè dal vassoio

Lei, affranta, posò il vassoio su un tavolino e mormorò:

  • L’ultima cosa che vorrei, è nuocervi con la mia sfortuna! Lo so che si dice io sia portatrice di malasorte, ma magari sono solo coincidenze?! –
  • Almeno 80 decenni di coincidenze sono però davvero troppi! -   osservò Albert cinico   - Di’, ma la seconda guerra mondiale non scoppiò quando tu eri in Europa? –
  • Ho studiato da infermiera per aiutare i feriti! -   si difese lei
  • Ciò nonostante, la gente intorno a te seguitava a morire! -   osservò, ancora, Albert

Françoise gli toccò una spalla per farlo tacere, Candy era davvero addolorata ed in silenzio se ne tornò ai suoi bicchierini per il caffè.
Non ci fu tempo per rimproverare Albert, perché Jet, di ritorno dalla discarica abusiva di Gricignano D’Aversa(20), disse pieno di entusiasmo:

  • Uscite fuori, my dear friends! Ho delle cose strabilianti nel furgone! –

Françoise, Joe ed Albert si guardarono per un momento, poi, uscirono dal chiosco, mentre Candy rimase all’interno, evidentemente offesa e risentita.

  • Sbaglio o c’è Candy iella nel chiosco?! -   si sorprese Jet dopo una breve riflessione
  • Non sbagli … -   mormorò Joe
  • Evitiamo commenti! -   tagliò corto Françoise

Jet annuì perplesso, poi, fece cenno agli amici di avvicinarsi al retro del suo furgone, sollevò con solennità il telo che ricopriva gli oggetti che aveva trovato nella discarica e disse:

  • Ho trovato una paio di vecchi mobili che potremmo rivendere come nuovi, dopo averli un po’ spolverati! Non so di che epoca siano, forse degli anni 80 o su di lì, ma potremo spacciarli per antichi! –

Joe osservò quel mucchio indistinto di tavole, scrivanie e sgabelli, poi, commentò:

  • Okay, ma nello specifico di cosa si tratta?! –

Jet sorrise soddisfatto, poi, indicò una sorta di sdraio in legno tipo triclinio romano e disse:

  • Quello è un tipico triclinio da “pomicio”, si suppone della tarda epoca “Paninara”, caratteristico dei lidi balneari a mezzanotte durante i falò di Ferragosto! Chi non ha passato almeno una di quelle notti bollenti su quei cosi, a pomiciare con la sua girl friend?! –
  • Vai avanti! -   sospirò Joe sconsolato
  • Quello … -   continuò, dunque, Jet indicando un piccolo sgabello tarlato   - è un elegante sediolino in compensato verniciato, io credo dell’Ikea, ma noi potremmo spacciarlo come appartenuto a Luigi XIV e usato dal medesimo come poggiapiedi! –
  • Ma perché dovremmo imbrogliare per vivere, eh? -   si accalorò, allora, Joe   - Solo perché siamo ex teppisti, non è che dobbiamo seguitare a delinquere! –
  • No, okay … io dicevo così per dire … -   mormorò Jet offeso

Albert storse la bocca e si allontanò per fumare una sigaretta, gesto incosciente, non tanto per roboanti eventuali ripercussioni sulla sua salute, ma per il fatto che aveva una bomba atomica nello stomaco!
Françoise fece spallucce e si allontanò a sua volta, mentre Joe, guardando di nuovo quei vecchi mobili, commentò amaro:

  • Quei cosi non sono buoni nemmeno per il camino! –
  • Mmm … la smetti con quel tuo fare da cucciolo predicatore?! -   lo aggredì, allora, Jet
  • Vedo che la tua anima è ancora quella di 60 anni fa, Jet! -   osservò Joe, sconsolato
  • Okay, meglio che me ne vada anche io, sennò qui ci scappa la scazzotata stile anime giapponese anni 80 … traduzione: te le suono di santa ragione! -   borbottò Jet, salendo sul furgone per poi sgommare via

Joe sospirò, si guardò intorno, tutte le sue riflessioni di quel mattino sembravano così inutili ora: che speranza c’era, se anche uno dei suoi più cari amici prevedeva di imbrogliare il prossimo in quel modo?
Un rumore frenetico di passi lo fece voltare di scatto, era Punma che urlava:

  • Il terremoto! C’è stato il terremoto!(21) –

Ora, bisogna sapere che, in qualche modo, anche Punma, nonostante non potesse mai arrivare ai livelli di Candy, era sospettato di portare una lieve iella, dove c’era lui di solito c’erano sempre guai … anche dei morti, così, Joe si preoccupò un po’, sapendo che lui e Candy si sarebbero trovati insieme nello stesso punto della terra, la loro vicinanza poteva anche essere fatale.

  • È stato devastante? -   chiese Candy uscendo tutta emozionata dal chiosco
  • No, appena 2.2 della scala Richter, forse meno … ma la cosa mi ha gasato al punto tale che sono corso qui a dirvelo subito! -   rispose Punma, ansimando e sorridendo al contempo
  • Oh, lo sapevo che qui c’è sempre di che emozionarsi! -   rise Candy saltellando dalla gioia

Joe li osservò perplesso per una frazione di secondo, poi, tornò alle sue caldarroste.
Punma lo raggiunse, ancora tutto elettrico per via della notizia che aveva appena dato.

  • E se fosse il preludio di una scossa più forte? -   ipotizzò, poi
  • Qui ci sono almeno 200 terremoti all’anno … non è una novità! -   mormorò Joe
  • Io ero appena sceso dal treno, tornavo da Salerno, sono stato lì per un convegno sui moderni arrotini ed ho avvertito distintamente il dondolio sotto ai piedi! -   insistette Punma
  • Che coincidenza, eh?! -   ridacchiò Joe sardonico   - Tu arrivi qui in treno e la terra trema! –
  • Cos’è questo malumore, Joe? -   si preoccupò l’amico, invece di arrabbiarsi
  • Gli affari del chiosco vanno male, Chang fa, invece, quattrini a palate vendendo zuppe all’aglio e Jet se ne torna da Gricignano con un furgone carico di mobili racimolati nella discarica! -   si sfogò, allora, Joe   - Andiamo, Puma! Cosa c’è da essere allegri? –
  • Punma … mi chiamo Punma! -   mormorò l’altro, un po’ scocciato
  • Sì … Puma … Punma … ma che razza di nome! -   sbottò, allora, Joe
  • E perché, il tuo nome? Che fantasia! Joe! Sembra il nome di un cane! -   si difese a quel punto Punma
  • È breve e conciso, se sto attraversando la strada e un’auto mi sta per travolgere, mi si può avvertire subito “Joe”, una sola sillaba ed io mi accorgo immediatamente del pericolo! Cosa molto pratica, non credi?(22) -   replicò Joe orgoglioso
  • Ed io porto il nome di un … animale, fiero ed elegante! -   ribatté Punma gonfiando il petto pieno di boria
  • Ma sempre un animale è! -   lo smontò Joe

Françoise arrivò in tempo, prima che scoppiasse una lite e disse rivolta a Punma:

  • Pum … ehm, Punma, potresti andare nel chiosco per aggiustare tutti gli elettrodomestici che Candy sta distruggendo? –
  • Ah, mi sono ridotto a fare l’arrotino ed io che ho un passato glorioso da genio della meccanica … okay, vado! -   rispose lui, comunque felice di poter dare una mano

Joe sospirò e Françoise lo fissò incerta per un attimo, prima di dirgli:

  • Tu sei arrivato qui predicando pace ed armonia, ma da stamattina non hai fatto altro che seminare zizzania! Prima hai cominciato ad offendere Candy, d’accordo che porta iella, ma non c’è bisogno di farglielo presente ogni minuto, dopo, hai continuato con Jet, che voleva solo aiutarci tutti, lo sai che stiamo cercando soldi per il cenone di Natale ed ora, ti trovo a litigare con Punma per via dei vostri nomi di battesimo, dopo che hai chiaramente ammesso di provare invidia per il successo di Chang nella gastronomia! –
  • Solo perché lui vende granite dissetanti a Ferragosto e zuppe calde a metà Dicembre! -   obiettò Joe risentito

Françoise lo guardò in silenzio con aria spaesata: ci aveva pensato solo ora, al fatto che forse Chang faceva affari perché capiva le esigenze “umane” di stagione, a differenza di quanto facevano loro?!?!

  • Oggi per noi cyborg anni 60 è una vita dura! -   continuò Joe, che ancora non aveva riflettuto su quella dolorosa evidenza   - Albert si finge cieco per raggranellare soldi, Puma fa l’arrotino e, lo ha detto lui stesso, era un genio della meccanica, Jet vaga per le discariche abusive e di Geronimo, Ivan e Bretagna non abbiamo notizie da mesi, mentre mia madre, decennale e accanita oppositrice del Natale, quest’anno se n’è uscita con l’alberello addobbato e addirittura col Presepe! -
  • E allora?! -   si sorprese Françoise
  • Lo vedessi quel Presepe, non so dove lo abbia trovato! -   sbottò Joe   - E’ venuta da me ieri pomeriggio, tutta fiera di quell’acquisto e mi ha chiesto: “Te piace ‘o Presepio?”(23)-
  • E tu cosa le hai risposto? -   sussurrò Françoise preoccupata

Joe fece una pausa, sventolò ancora un po’ le caldarroste, infine, rispose tutto d’un botto:

  • No, nun me piace!(23) –

Françoise sollevò gli occhi al cielo e scosse la testa, prima di commentare:

  • E non ti è passato per la mente che tua madre volesse solo renderti partecipe della sua ritrovata felicità nel festeggiare il Natale? Lo sai che negli ultimi tempi svaligia dispense e frigoriferi in preda alla sua proverbiale fame, d’accordo, anche mia madre con la fame non scherza, ma che male c’è se poi, ognuna di loro si distrae con altro, come tua madre adesso col Natale e mia madre con i pois, il trucco e le sue pozioni magiche?! –
  • Sì … forse dovrei solo essere un po’ meno critico! Cosa vuoi farci … mi sento un “Pazzariello” scassato sul Presepe, anche se, al contrario di lui, non porto iella!(24) -   mormorò Joe pentito
  • Ti hanno creato solitario, lamentone, critico, insicuro, donnaiolo incolpevole, salvatore di donzelle ed ex teppista pentito, ma puoi sempre provare, almeno per questo periodo di festa, a riprogrammare la tua personalità con qualche biscotto allo zenzero in più e qualche struffolo al miele! -   provò a consolarlo Françoise con rassegnata dolcezza, ricordando i decenni che ci aveva messo a convincerlo del suo amore, cosa che era avvenuta solo allorché si era lanciata in reggicalze da un’astronave pur di scuoterlo dalla sua compulsiva convinzione di essere ancora un liceale giapponese
  • Okay, mi dispiace … proverò a smetterla con le mie lamentele! -   sospirò, allora, Joe, pur di far felice la sua innamorata
  • Oh, bravo! -   rise lei   - Sai, sarebbe tempo di decidere il menu per il cenone del 24 Dicembre! Per non far torto a nessuno, inseriremo i piatti tipici di tutte le nazioni dei partecipanti! –
  • Non mancherà il Sushi in mio onore, dunque! -   mormorò Joe con un lieve sorriso
  • Nein! E mi auguro non manchino nemmeno due fuochi d’artificio per festeggiare anche il 31 Dicembre! -   intervenne Albert, interessato come non mai all’uso di fuochi e botti vari, che un po’ erano pane per i suoi denti

Joe lo guardò e gli chiese:

  • Hai già in mente il modo per arginare i controlli della Finanza anche quest’anno? –
  • Sì, mi sono rivolto al solito “Peppe ‘o criminale”(25) di Porta Capuana, ottimo ragazzo, è appena uscito di galera! -   rispose Albert serafico   - Ha i prezzi un po’ alti, ma in quanto alla qualità dei suoi fuochi … ci metterei la mano sul fuoco! –
  • Quella bionica, così poi te la sostituiscono! -   rise Joe
  • Potrei farmi scoppiare io stesso -   continuò Albert   - ma è seccante resuscitare tutte le volte, dovrei aspettare Pasqua e le tue isteriche preghiere all’Altissimo! –
  • Sì, non è che posso sempre contare sulla Sua comprensione! -   mormorò Joe storcendo la bocca incerto
  • È deciso, vado da Peppe e compro tutto, anche qualche stelletta innocua, se le ha! -    tagliò corto Albert, tutto contento

Françoise sorrise più serena, in fondo Joe non era poi così “salice piangente”, sapeva anche ridere e godere dei piccoli momenti, magari poi ripiombava nel suo mutismo storico, ormai c’era abituata, però, lei lo amava anche così …
Anche Jet tornò col suo furgone, la rabbia gli era passata, anzi, ora sembrava anche più felice di quando poco prima aveva portato quei vecchi mobili, infatti, annunciò:

  • Cheers! Ho trovato un tavolo allungabile da 30 posti nella cantina di una vecchia signora che mi ha indicato un amico alla discarica! Potremo portarlo a casa di donna Jojo che si lamenta che non ha un tavolo abbastanza grande per ospitarci tutti! –
  • Oh, magnifico! -   esclamò Françoise
  • Sì, anche perché Geronimo, Ivan e Bretagna mi hanno mandato un sms dall’India meridionale, dicendomi che sono col dottor Gilmore a cercare nuove erbe per le pozioni di donna Elena e che di certo torneranno per Natale! -   aggiunse Jet, mostrando il suo cellulare con entusiasmo
  • Non erano dispersi, allora! -   rise Joe sollevato
  • No, erano solo impegnati a cercare qualche erba a pois da regalare a donna Elena! -   spiegò ancora Jet

Annuendo, Joe sorrise di nuovo, forse era vero che la felicità stava nelle piccole cose, nelle piccole notizie, è sempre bello dedicare se stessi al mondo, piuttosto che chiudersi nel silenzio, che per un po’ consola, ma che a lungo andare logora l’anima e genera inutili ansie!

  • Cosa ne facciamo di Candy Candy? -   si preoccupò, però, Albert, all’improvviso
  • Non vorrete escluderla?! -   chiese Françoise seria
  • No, ma … noi qui abbiamo già un fornito bagaglio di lutti, disgrazie, solitudini, guerre, menomazioni … -    mormorò Jet, intervenendo preoccupato
  • Siate seri, lei ormai è qui! -   insistette Françoise
  • Vorrà dire che ci armeremo di portafortuna e statue di Santi! -   intervenne Joe, a sua volta, ben sapendo quanto fosse triste sentirsi esclusi per un pregiudizio   - Candy in fondo non ha colpa se porta sfiga, nessuno ha colpa di ciò che è, di come la vita lo ha reso e non sarebbe giusto escluderla proprio a Natale! –
  • Okay, è vero … ci faremo forza! -   concluse Jet, guardando Albert con commossa partecipazione e l’amico, non potendo fare diversamente, annuì concorde a sua volta

Il suono di uno scoppio proveniente dal chiosco li fece sobbalzare: Candy aveva fatto saltare in aria la bombola del gas nel chiosco e, mentre arrivavano almeno due camion di pompieri e tre Canadair anti-incendio da Castelvolturno, la ragazza apparve tra il fumo, desolata e sporca di fuliggine.
Françoise sospirò arresa, era inutile sperare che Candy non provocasse danni e sciagure, tuttavia, la decisione era stata presa e, con un sorriso, guardò Joe, Albert e Jet ed anche Punma, che era accorso nel frattempo attirato dal boato, poi, raggiunse la sua amica per abbracciarla: insieme avrebbero ricostruito il chiosco e tenuto a bada la sicura ira di donna Jojo!
Joe scosse la testa con un sorriso divertito e dolce al contempo, la sua innamorata era una ragazza speciale, buona e generosa, un fiore delicato che portava tanta armonia tra loro, l’unica donna di una squadra fatta di maschioni rozzi e mezzi delinquenti, l’unica che aveva avuto una famiglia regolare per tutta la vita, madre e padre che l’avevano amata ed educata, non una mezza orfana come gli altri …
Uno scampanellio festoso rallegrò all’improvviso il cielo e tutti sollevarono il mento per osservare l’inaspettato e anticipato arrivo della slitta di Babbo Natale: a pochi giorni dalla notte del 24 Dicembre, lui era già lì a portare un po’ di pace nei cuori di tutti, come messaggero di speranza e gioia e, mentre le campane delle Chiese cominciavano a suonare a festa e la neve scendeva giù da candide nuvole bianche, il marasma generale di quella mattina caotica si fermò all’improvviso, tutti indicavano festosi Babbo Natale, con le sue renne scampanellanti, il suo “Oh oh oh!” allegro e il suo sacco colmo di doni, per non parlare della sua tuta rossa … troppo rossa …

  • Françoise, no! -   urlò Joe disperato, vedendo la sua fidanzata afferrare come impazzita la laser gun che portava sempre attaccata alla cintola e correre poi spedita al centro della strada puntandola verso il cielo, mirando a Babbo Natale, ignaro del suo destino!
  • Ferma! Ferma, non sparare! -   urlarono Jet e Albert all’unisono

Anche Chang corse trafelato fuori dal suo chiosco per fermare la giovane ballerina francese ed anche Punma provò ad afferrarla disperatamente, ma fu tutto inutile.
Have yourself a merry little Christmas!

Note:
  1. Episodio davvero accaduto non molti anni fa a due persone che conosco!
  2. La borsa in questione, battezzata da me “Pan di Stelle”, esiste davvero, non è stata però creata certo dalla Barilla S.p.A.
  3. Mai visto il teatro San Carlo di Napoli: scandalosamente vero!
  4. Seppure esagerata, la storia dell’Appia Antica, da noi chiamata semplicemente “La Nazionale”, è vera, la sua origine è antica, ma oggi è regno di caos e menefreghismo, con svariate lapidi commemorative ai suoi lati, in ricordo dei morti che si sono succeduti, purtroppo, negli anni!
  5. Il ciuchino azzurro è davvero il simbolo della squadra del Napoli calcio.
  6. I “tre ruote”, ovvero, i vecchi veicoli “commerciali” della Piaggio con due ruote posteriori ed una anteriore.
  7. Il menefreghismo dei Vigili Urbani nella mia città è reale, in compenso, sono spesso “belli” da vedere (tienilo a mente Nicoletta: io ce li ho proprio di fronte casa!)
  8. Letteralmente “ingrifarsi” dalle mie parti vuol dire “eccitarsi”.
  9. La “‘gnora” è la nuora, anche se è un termine che ho imparato solo da poco tempo!
  10. La “cucchiarella” o “cuppino” sarebbe il semplice mestolo da cucina, col quale un tempo le mamme punivano o minacciavano i figli dispettosi.
  11. Dalle mie parti, soprattutto in passato, le mogli dei delinquenti, non di rado, portavano al collo le medaglie con le foto dei maschi della famiglia morti per cause di solito non sempre naturali e non era raro vederle, appunto, andare orgogliosamente in giro con queste enormi collane sui petti esageratamente generosi.
  12. Lo “Schiattamorto” è una figura tipica della Napoli antica ed altro non era che il cocchiere che sedeva in cassetta sui carri funebri che precedevano il corteo.
  13. La “nonna” Carolina è esistita davvero.
  14. “Cosa stai facendo, Joe?” (chiedo scusa ai fiorentini per la mia pessima conoscenza del loro magnifico dialetto!)
  15. Il termine “carruonzo” è un termine coniato da mio padre per indicare i terribili dolci deformati e mezzo bruciacchiati della domenica che mia madre, donna bellissima e meravigliosa ma pessima cuoca, si ostinava a cucinare.
  16. Abitudine reale e barbara che ha mietuto non poche vittime.
  17. Altra barbara e reale abitudine.
  18. Il “cuoppo” non è altro che il cono fatto di carta oliata, dove un tempo i venditori di strada napoletani mettevano castagne, ma anche frutta o fritti vari, da servire ai clienti; in alcune pizzerie tipiche, a Napoli come a Milano, ancora servono gli “sfizi” tipo pastelle e verdura fritta in questi tipici coni di carta.
  19. Il chiosco “Zio Tom” esiste davvero e la sua storia, dalla sua nascita, alla competizione col Mc Donald’s, dall’incendio del Mulino in Pietra che quasi lo raggiunse, allo sgombero in tutta fretta dalla succursale nata da poco, per via del palazzo pericolante, è tutta vera!
  20. Non so se esista ancora tale discarica abusiva, ma di certo in loco ce ne sono molte e non solo lì!
  21. Un piccolo terremoto si era verificato davvero in quelle ore!
  22. Spunto sulla convenienza della “brevità” di un nome, preso dal film “Ricomincio da tre” del 1981 di Massimo Troisi.
  23. “Te piace ‘o Presepio?” “No, nun me piace!” scambio di battute tratto dalla commedia “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo del 1959, dove il padre, Lucariello, domanda al figlio Tommasino, giovane e viziato perdigiorno ancora in casa con i genitori nonostante i circa 30 anni compiuti, se gli piace il Presepe che lui, anziano e di buon cuore, sta costruendo con le sue mani da mesi, come si usava al tempo nelle famiglie partenopee.
  24. Il “Pazzariello” era la figura allegorica partenopea, esistente per davvero, del cerimoniere di strada che, addobbato di campanelli e divisa tipica, andava per le strade cantando e ballando con una piccola banda musicale al seguito, di solito per sponsorizzare l’apertura di un nuovo negozio e così si guadagnava da vivere. È anche una figura del Presepe che, però, se si rompe, si dice che porti sfortuna e, credetemi, l’unica volta che lo mettemmo sul nostro Presepe si ruppe, di lui restarono solo le gambe e, dopo, ci è successo di tutto!
  25. “Peppe ‘o criminale” è una figura ispirata al personaggio del film “32 Dicembre” di Luciano De Crescenzo del 1988.
© 21/12/ 2015

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